Come gestire l’esposizione dei bambini ai mass media?

Come gestire l’esposizione dei bambini ai mass media?

Quotidianamente, fin dal primo giorno della pandemia, siamo stati bombardati costantemente da informazioni, più o meno veritiere e attendibili, da tutti i mass media: televisione, radio, stampa e internet.
Sicuramente essi svolgono una funzione importante nell’informazione e nell’educazione, tuttavia quando si tratta di comunicare eventi
potenzialmente stressanti o traumatici, come ad esempio quella del Covid-19, corrono il rischio di trasmettere messaggi ambigui e confusi e di non farlo adeguatamente.
Per questo se nel pubblico ci sono bambini è fondamentale che i genitori o gli adulti di riferimento fungano da filtro nel veicolare la notizia
per prevenire possibili disagi emotivi.
Quali possono essere le conseguenze di una inadeguata comunicazione di informazioni di questo genere?
Le informazioni su eventi potenzialmente destabilizzanti possono incrementare, a livello emtivo, paure e ansia anche nei bambini. Possono anche riattivare stati di paura, tristezza o solitudine vissuti in altri momenti e rimasti nella memoria. In alcuni casi possono favorire disattenzione, problemi di concentrazione, irritabilità, sonno disturbato, tutti segnali, non sempre visibili, ma a cui è importante prestare attenzione. Più sarà il tempo di esposizione “solitaria” o non mediata da adulti e più alta potrebbe essere la possibilità di perdersi in pensieri negativi o attivarsi in modo negativo.
I bambini possono essere sconvolti da immagini, storie di perdita e di isolamento perchè, non sono ancora in grado di capire la differenza tra immagini e racconti riguardanti un evento passato o accaduto altrove e il fatto che l’evento si stia verificando davvero. Dunque si preoccupano per la possibilità che l’evento si verifichi qui e di nuovo e forse anche per sempre e proprio a me.
L’eccessiva esposizione a eventi stressanti presentati dai mass medià può interferire sulla normale capacità del bambino di ritornare a uno stato di calma anche quando la comunicazione è terminata, il programma finito o l’evento narrato è passato. Se la notizia e quindi la sua comunicazione riguarda figure come genitori, nonni, figli o età e contesti che conoscono (scuola, casa) aumenta il potenziale disturbante perché possono immedesimarsi nella storia. La presenza di un adulto accudente e non ansioso può trasformare, attraverso una narrazione reale non spaventante, questo meccanismo in un passaggio costruttivo favorendo sia la capacità empatica del minore che la loro relazione.
I genitori, gli adulti possono pertanto giocare d’anticipo ricorrendo a strategie per gestire l’esposizione ai media ed aiutare i bambini a comprendere le informazioni dosandone l’impatto.

Come si può gestire l’esposizione dei bambini ai mass media?

1️⃣ Ricordarsi del ruolo educativo. Genitori e bambini non hanno un ruolo simmetrico. Il rischio di una comunicazione alla pari è spesso quello di allontanare il bambino e di lasciarlo solo con emozioni, non prodotte da lui, che non è ancora in grado di gestire adeguatamente. Quindi serve una comunicazione bilanciata che mantenga l’asimmetria dei ruoli.

2️⃣ Limitare l’esposizione scegliendo orari, occasioni di informazione, mezzi adeguati e stile di esposizione (meglio insieme soprattutto nelle ore serali) che permettano di acquisire informazioni in modo chiaro ed emotivamente più stabilizzante.
I bambini più piccoli dovrebbero essere più protetti così come tutti i minori più vulnerabili: non sempre l’esposizione ai media è necessaria, il bambino può essere informato correttamente anche in modo indiretto da adulti responsabili. Guardare immagini e parlarne insieme, con tono rassicurante oppure raccontare senza nascondere e senza indugiare su elementi spaventosi può aiutare i minori a capire meglio cosa sta succedendo e a creare o mantenere un dialogo nell’apprendere, capire e condividere pensieri, paure, preoccupazioni dal loro punto di vista.

3️⃣ Assicurarsi che non trascorrano un tempo eccessivo a contatto con i media: tenere la TV o i social attivi tutto il giorno non è funzionale perchè ciò che è in sottofondo può essere comunque registrato. Parole, immagini del racconto o una visione frammentata di ciò che cattura l’attenzione possono diventare per i bambini stimolo per emozioni negative a volte anche sproporzionate o incoerenti, soprattutto nei casi di bambini già sensibili ad esperienze traumatiche o spaventanti.

4️⃣ Occupare il tempo, lontano dai media, impegnando i bambini in altre attività piacevoli e divertendosi con loro.

5️⃣ Essere chiari nella spiegazione degli eventi e nel far comprendere i vantaggi di un comportamento: l’isolamento fisico che viene richiesto deve essere spiegato in termini di sicurezza per tutto il nucleo famigliare. In questo caso la condivisione (con gli adulti e in generale con gli altri) allenta la tensione emotiva del dover stare lontano dagli amici o dai nonni.

6️⃣ Essere coerenti ed evitare eventuali equivoci ma senza allontanarsi troppo dalla realtà. Questo potrebbe aiutare ad integrare l’esperienza dell’emergenza nei propri vissuti e ricordi rendendolo meno ansiogeno o pauroso ed impedendo preoccupazioni non realistiche, inutili o eccessive. I bambini hanno difficoltà a separare la fantasia dalla realtà e, da soli, non riescono ad associare in modo corretto immagini spaventose ad eventi della vita reale. Possono confondere elementi di realtà e creare una loro verità fantasiosa e poco rassicurante che alimenta idee negative, preoccupazioni e paure.

Se i bambini hanno registrato gli eventi e le situazioni assorbendone il potenziale ansiogeno potrebbero emergere cambiamenti di comportamento anche a distanza di tempo. Le reazioni possono variare a seconda dell’età, della storia del bambino, della natura degli eventi e della qualità delle relazioni accudenti.

Non bisogna avere paura né difficoltà a chiedere aiuto ad esperti se si osservano cambiamenti insoliti, importanti o persistenti, a tutela del minore anche in termini di prevenzione rispetto a possibili disturbi successivi.

➡️In caso di necessità è possibile contattare lo sportello di AIPPA dove un professionista sarà sempre disponibile a dare informazioni e supporto.

 

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